GLI STUDI DI GORDON MORAN E DI MICHAEL MALLORY

I critici d'arte americani Gordon Moran, proveniente dalla Yale University (Connecticut), e Michael Mallory, accademico dell'Università di New York, da tempo studiano l'arte medioevale italiana, ed in particolare il trecento senese. Recentemente hanno data alle stampe un volumetto, che racchiude i risultati dei loro studi, dal titolo "Guidoriccio: una guida sulla controversia" edito in inglese e italiano dalla casa editrice "Notizie d'Arte" di Siena. Riportiamo alcuni stralci fra i più significativi.

Sulla scoperta dell'affresco a seguito degli interventi restaurativi del 1980, così si esprimono:

"A questo punto, nel mezzo agli entusiasmi riguardanti la possibilità della sensazionale riscoperta di un "perso" Simone Martini, ci fu un drammatico sviluppo (si può dire che qualcosa di strano è successo priòa della conferenza stampa). Mentre il restauratore Gavazzi stava scoprendo la parte dell'affresco a sinistra della chiesa e del recinto in legno, notò che la punta di una spada appariva da sotto uno strato di colore blu. Inoltre constatò che il colore blu aveva coperto l'immagine della figura militare che portava la grande spada e che questa sovrapposizione era stata fatta poco tempo dopo la pittura originale, come una vera e propria cancellatura. Più tardi il restauratore scoprì numerosi segni sulla parete, nella zona del militare con la spada, come provocati da oggetti lanciati dal basso; questi stessi segni poi ricoperti dall'apposizione del colore blu. Oltre al cavaliere con la spada anche la parte più alta del campanile della chiesa di fronte al castello ed una figura che tiene in mano i guanti posta accanto al cavaliere erano stati cancellati.

Era ovvio, a questo punto, che se il castello "scoperto" fosse stato come avevano affermato alcuni membri della Commissione Scientifica, Arcidosso, la figura con la spada avrebbe potuto essere logicamente Guido Riccio (colui che aveva portato al successo l'assedio di Arcidosso); questo avvenimento aveva poi portato alla commissione per la pittura del castelllo conquistato dal Guido Riccio, a Simone Martini. Era anche tornata in mente a molte persone l'ipotesi che se Simone avesse dipinto il ritratto di Guido Riccio nel 1330, sarebbe stato cancellato qualche anno dopo, al momento che Guido Riccio stesso era caduto in disgrazia. Poteva essere solo una coincidenza che vicino al castello, identificato come quello di Arcidosso, ci fosse una figura militare che è stata cancellata? O, questa sconvolgente scoperta della figura militare offesa e cancellata dava più peso alla identificazione di Arcidosso ed alla attribuzione a Simone? Lo strano albero in questo dipinto, che sembra cresca dal lato destro del castello, sembrerebbe confermare ancor più il fatto che si tratti di Arcidosso, visto che un albero molto simile è stato rappresentato negli stemmi ufficiali di Arcidosso per diversi secoli."

Ecco ora un elenco dei motivi per dubitare che Simone Martini sia l'autore del Guido Riccio a cavallo, tratto dallo stesso testo sopracitato:

1- Secondo Gavazzi, in un punto l'intonaco dell'affresco di Guido Riccio va sopra l'intonaco dell'affresco di Lippo Vanni (dipinto nel 1364);

2- Secondo gli esperti, l'affresco scoperto nel 1980 faceva parte del ciclo di castelli dipinti. Ci sono differenze enormi fra i due dipinti (stile, dimensioni, iconografia, cornici, ecc.) per credere che tutti e due facevano parte dello stesso ciclo:

3- Secondo Venturi, questo ciclo di castelli dipinti non includeva grandi ritratti di personaggi a cavallo;

4- Le dimensioni dell'affresco sono troppo grandi, Non c'è spazio per tre altri castelli dipinti di tal grandezza (Simone dipinse Montemassi, Sassoforte, Arcidosso, Casteldelpiano)

5- Nel 1980, alcuni membri del Comitato Scientifico hanno identificato, con grande entusiasmo ed eco sulla stampa, il dipinto scoperto nello stesso 1980 con Arcidosso, dipinto da Simone Martini nel 1331. L'intonaco del famoso Guido Riccio si estende sopra l'intonaco di questo dipinto;

6- La identificazione con Arcidosso è stata basata su strettissime somiglianze topografiche;

7- La identificazione con Arcidosso è sostenuta da vari stemmi antichi di Arcidosso, che mostrano uno strano albero a lato del castello, proprio come si vede nel dipinto;

8- La qualità dell'affresco scoperto nel 1980 è altissima, degna di Simone. Al contrario, la qualità del famoso Guido Riccio, in confronto con l'affresco sotto, è inferiore e non degna (secondo Zeri, Briganti, Sgarbi) di Simone Martini;

9- Il dipinto di Montemassi fu molto probabilmente molto più piccolo del famoso Guido Riccio. Simone fu pagato 16 lire per aver dipinto Montemassi e Sassoforte insieme). Forse ogni castello del ciclo aveva le dimensioni simili all'affresco scoperto nel 1980.

10- Secondo Gavazzi, la tecnica delle giornate (quantità di dipinto in un intonaco bagnato) molto grandi dell'affresco del Guido Riccio non era tipica del Trecento, ma "si trova spesso in secoli più tardi";

11- Le fortificazioni (del borgo) che si vedono a sinistra dell'affresco di Guidoriccio forse non furono costruite prima del 1478;

12- I numerosi punti scuri nella gualdrappa e nella sopraveste sembrano un anacronismo araldico (forse un codice, post-trecento, per significare campo d'oro):

13- Il cosiddetto "battifolle" a destra sembra un grande anacronismo dell'architettura militare (secondo Hughes, Fara)

14- Anche la catapulta dentro il battifolle sembra anacronistica. Questa catapulta si chiamava "spring engine", secondo Hughes);

15- Non sembra che la bandiera personale di un capitano mercenario (e per di più di una famiglia nobile) poteva essere esposta su una torre alla stessa altezza di quella della Balzana durante il Governo dei Nove a Siena:

16- Le vigne nell'affresco sembrano anacronistiche, con la tecnica a tendone, e sembrano anche un colossale abbaglio iconografico (secondo Rombai). Nel trecento, le "vigne" furono vigneti, ma anche macchine belliche usate durante gli assedi: Se Simone avesse dipinto le vigne a Montemassi , queste vigne sarebbero state macchine belliche.

17- Secondo Ann Brown, la cornice dell'affresco di Guido Riccio è anacronistica;

18- Le lettere nell'iscrizione sembrano anacronistiche, particolarmente con i rigonfiamenti delle lettere N e M;

19- L'ipotesi di Giuncarico (per l'identificazione del castello nel dipinto scoperto nel 1980) fu fatta solo dopo la scoperta, nell'affresco sottostante, di un cavaliere cancellato in segno di punizione simbolica. Zeri ha descritto questa ipotesi come "un tentativo di retrodatare l'affresco verso epoche negate dalle evidenze di stile, onde salvare la data del 1328 e il nome tradizionale di Simone Martini";

20- Il caso Guido Riccio è cominciato nel 1977 con l'ipotesi che se Simone avesse dipinto un ritratto di Guido Riccio, questo sarebbe stato cancellato, in segno di punizione simbolica. Il "vero" Guido Riccio sarebbe la figura con spada (cancellata con uno strato di colore blu) nell'affresco del 1980;

21- L'identificazione del castello con Giuncarico (nel dipinto scoperto nel 1980) è basata sull' ipotesi che la sottomissione di Giuncarico fosse "spontanea", indipendente da pressione ed attività militari. Al contrario, la conquista di Giuncarico fu ottenuta nel 1314 solo dopo una lunga ed insistente guerra. La parte del documento che descrive questa attività militare manca nella trascrizione del documento pubblicato nella relazione di Seidel;

22- La figura con la mano sulla spada sarebbe Guido Riccio. La figura che ha sfilato i guanti sarebbe uno degli Aldobrandeschi, ed i guanti sfilati sarebbero un segno di sottomissione;

23- L'attribuzione a Duccio per l'affresco sottostante è stata respinta dagli specialisti che hanno scritto monografie su Duccio;

24- In un manoscritto a Padova, Guido Riccio ha uno stemma completamente diverso;

25- Nel seicento, Celso Cittadini non disegnò lo stemma di Guido Riccio fra i molti stemmi di podestà, capitani del popolo e capitani della guerra;

26- Una descrizione antica dice che il cavallo di Guido Riccio era bianco e che i piedi balzano. Non è dipinto così;

27- Attorno al 1700, Macchi identifica l'uomo a cavallo con Giovanni d'Azzo Ubaldini, dipinto verso il 1390;

28- Ghiberti non fa un riferimento all'affresco di Guido Riccio all'assedio di Montemassi nella sua biografia di Simone. Neanche un riferimento negli scritti di Anonimo Gaddiano, Vasari, Ugurgieri, Chigi, Mancini, Piccolomini, Montebuoni, Nasini.

29- Durante una conferenza a Philadelphia, uno specialista di armi e armature ha sollevato alcuni dubbi per quanto riguarda l'armatura di Guido Riccio a cavallo;

30- Secondo Renato Pisani, la collina altissima a destra del famoso affresco si può paragonare solo al monte Sassoforte, e siccome non c'è un castello dipinto in cima, la data del 1328 nell'iscrizione sembra anacronistica. Secondo Pisani, ed altri come Mario Giustarini, il cosiddetto battifolle nel dipinto sarebbe più una rappresentazione di Roccatederighi che un vero battifolle trecentesco.

31- I due dipinti del Sodoma (sant'Ansano e san Vittore) mancano delle loro trabeazioni. La trabeazione è ben visibile nell'affresco del beato Bernardo Tolomei, il terzo dipinto di questo gruppo.

32- La parte superiore a sinistra dell'affresco di san Vittore è troncata in modo molto strano. Forse nel passato questa parte del dipinto si estendeva più in alto e più a sinistra.

33- Vasari ha descritto questi tre dipinti come pieni di puttini. Non meno di otto puttini stanno sopra il beato Bernardo, ma nessuno sta sopra sant'Ansano e san Vittore.

34- Sembra poco probabile che un castello del ciclo dei castelli dipinti possa essere stato fatto su una superfiicie che misura due terzi della larghezza della parete. Al contrario, la dimensione di due castelli (Arcidosso e Casteldelpiano) in questa zona della parete sembra molto più logica. (Il castello di  Scansano sarebbe stato il terzo castello rappresentato in questa parte della parete, ma il Governo dei Nove decisa di non farlo dipingere).

35- Arcidosso è l'ultimo castello documentato nel ciclo. A destra del castello scoperto nel 1980 non c'è, e non c'era, altro castello dipinto. Sembra che il ciclo sia stato concluso con questo affresco.

36- Il grandissimo ritratto di Guido Riccio sembra fuori posto, con un piede del cavallo che appena tocca la cornice, e con gli altri piedi sospesi sopra la cornice e sollevati da terra.

37- Alcuni stemmi dipinti nell'accampamento sembrano fasulli. Nel trecento l'araldica fu un linguaggio preciso. Non sembra probabile che Simone abbia dipinto stemmi in modo fasullo.

38- Secondo Zeri (Reporter, 2.3.1985, pag. 26), fra i due dipinti "c'è un abisso, per qualità tecnica, per immaginazione visiva..." Secondo noi, tanti visitatori (turisti, giornalisti, studenti, studiosi, guide) al Museo del Palazzo Pubblico possono capire come i due dipinti siano di epoche diverse, e si possono rendere conto di come tutti e due non possano appartenere allo stesso ciclo di castelli dipinti. Basta guardare.

39- Tutti i ritratti equestri di condottieri (finora conosciuti) sono stati fatti dopo la morte del condottiero. Non sembra che questi ritratti che glorificano i condottieri siano stati mai fatti, nel trecento, quando i condottieri erano ancora vivi (vedi Parronchi, La Nazione, 6.4.1985).

40- Non si trova traccia di oro nell'affresco di Guido Riccio a cavallo, mentre nell'affresco sottostante si trova oro nella cintura della figura con la spada. Sembra che Guido Riccio abbia avuto il titolo di "dominus" già nel 1311 (e quindi legittimato ad usare l'oro nell'abbigliamento)....

41- Lo steccato che si vede dipinto sotto la pancia del cavallo ha il legno trasversale davanti, ma nello stesso steccato a sinistra in alto il legno trasversale è raffigurato dietro i pali verticali. Simone ha sempre dipinto la carpenteria con precisi dettagli, e non sembra logico che lui avesse potuto fare un errore così grossolano.

42- Secondo alcuni osservatori, alcune delle feritoie del cosiddetto battifolle sono più simili alle feritoie per archibugieri anzichè a quelle usate dai balestrieri.

43- Sembra che  una sinopia sia stata trovata sotto il ritratto equestre, ma non sia stata trovata altra sinopia sotto l'altra parte dell'affresco. Ad Assisi e ad Avignone le sinopie (nelle opere di Simone) si trovano per scene intere, e non per una sola parte.

44- 45- 46- 47- omissis

48- Gli statuti del Governo dei Nove proibivano la dipintura di stemmi delle famiglie nobili dentro il Palazzo Pubblico. In questo caso, lo stemma dipinto sulla sopraveste di Guido Riccio e sulla gualdrappa del cavallo, sono un'anomalia. Anche gli stemmi che si vedono nell'accampamento sono anacronismi.

49- Nel trecento, durante l'assedio, l'esercito senese usava guastatori per distruggere i vigneti, non li coltivava.

50- Fra il 1333 e il 1351, Guido Riccio lavorò per i nemici di Siena. Quando Siena e/o i loro alleati vincevano una battaglia contro i nemici, si faceva grande festa in Siena per festeggiare la vittoria. Non sembra una cosa logica che durante questo periodo ci possa essere stato un ritratto glorioso di Guido Riccio a cavallo  dipinto in un posto d'onore nel Palazzo Pubblico.

 

 

 

 

Come è evidente, nel testo sopradescritto, tradotto dall'inglese, sono presenti alcune inesattezze dovute ad una traduzione imperfetta. Si noti, ad esempio, il punto 25, in cui viene usato il termine "capitani della guerra" per tradurre"military leaders". Questo termine in italiano è improprio: meglio sarebbe stato usare il termine "condottieri". Per tale motivo, chi volesse approfondire le tesi e le indicazioni di Moran e Mallory potrà ricorrere alla stesura originale in inglese, contenuta nello stesso testo.