GUIDORICCIO DUE VOLTE SFREGIATO - IL PENSIERO DI FEDERICO ZERI

"Uno dei più famosi monumenti del Medioevo italiano, il Palazzo Pubblico di Siena, è stato di recente teatro di una scoperta che, nel campo della pittura, va certamente considerata tra le più importanti degli ultimi decenni. Si tratta di un grande affresco, la cui singolarità tematica va d'accordo con il suo livello qualitativo altissimo; e la stampa quotidiana non ha mancato di parlarne, ripetutamente. ma è ugualmente opportuno tornare sull'argomento, considerando anche la vicenda della scoperta e taluni suoi aspetti, che sono singolari non meno del dipinto stesso."

"...anche io nutrivo, da molto tempo fieri dubbi sull'attribuzione a Simone Martini dell'affresco (quello tradizionale, il "Guidoriccio alla conquista di Montemassi", n.d.r.). Non sono esperto di paleografia, ma i caratteri della data mi paiono di molti decenni posteriori all'anno che vorrebbero indicare; e non sono neppure un esperto di arte militare, ma, nell'affresco, la fortezza che si vede a destra è provvista di una scarpata in muratura, di un tipo cioè che, a quel che mi consta, venne inventato ai primi dei Cinquecento. Inoltre la qualità del dipinto mi pare indegna di un grandissimo artista come Simone Martini: basta un confronto con la sua Maestà sulla parete di frante alla stessa sala per accertarsene."

"...Innalzato un ponteggio sulla parete al cui sommo si stende il cosiddetto Guidoriccio, i restauratori non tardarono a scoprire, subito al disotto della sua cornice inferiore, un grande affresco che era stato ricoperto chissà quando dallo scialbo. Esso raffigura una località provvista di un palazzo turrito, di una chiesa e di case di abitazione; tutt'intorno si stende uno steccato (o come si diceva un "battifolle") eretto per tenere lontani i nemici, ma che qui appare con le porte aperte, a significare che è ormai pacificata questa località, che agli occhi dei contemporanei doveva riconoscersi per un luogo ben definito.

L'affresco è sicuramente incompleto, ma alla sinistra, si vedono due personaggi, uno con la mano destra alzata e la sinistra appoggiata al pomo della spada, l'altro in atto di allontanarsi reggendo i guanti con la mano scoperta. La gestualità di questa curiosa scena doveva anch'essa rivestire un preciso senso al tempo in cui venne eseguito l'affresco: ma chi conosce oggi il linguaggio dei gesti del Trecento? Ciò che è assai singolare è che le due figure furono, poco dopo l'esecuzione, ricoperte con l'azzurro del cielo; anzi quella del personaggio principale appare colpita più volte da un corpo contundente, al fine di sfregiarla, come se, prima di cancellare l'effigie, si fosse proceduto al rituale di ucciderla simbolicamente.

Ora, è noto dai documenti che la Sala del mappamondo, in cui è avvenuta la scoperta, mostrava sulle pareti otto castelli conquistati dalla Repubblica di Siena; è anche noto che nel 1331 (e cioè all'epoca di Guidoriccio da Fogliano) Simone Martini si recò per una settimana ad Arcidosso, Casteldelpiano e Scansano, località espugnate dal condottiero, e che il pittore poi ritrasse nella sala del Mappamondo, nella serie dei castelli.

E' anche noto che nel 1333 Guidoriccio, accusato di tradimento, venne espulso da Siena, subendo, come di consueto, la damnatio memoriae delle sue effigi: tutto pare collimare con gli sfregi e la copertura dei due personaggi nell'affresco or ora riapparso. Sul riferimento di questo Simone Martini e sulla identificazione con Guidoriccio del protagonista raffigurato io ho pochi dubbi: la qualità che ne sostiene l'esecuzione (si veda lo steccato) è quella di un artista di livello eccelso."

"...E poichè il vecchio e opinabile Guidoriccio è dipinto su un intonaco il cui livello è posteriore a quello dell'affresco ora scoperto (nel 1980, n.d.r.), si assiste ad un tentativo di retrodatare quest'ultimo verso epoche negate dall'evidenza di stile, onde salvare la data del 1328 e il nome tradizionale di Simone Martini.."

"Sulla vicenda che riguarda il famoso affresco nel Palazzo Pubblico di Siena, il cosiddetto Guidoriccio da Fogliano attribuito a Simone Martini, ho già scritto in questa sede il 4 giugno 1981. Se ora ritorno sull'argomento non è perchè abbia cambiato opinione (e che cioè si tratta di opera molto più tarda del Martini e indegna di un grande artista quale egli era, mentre suo è l'affresco stupendo che è stato scoperto nella zona inferiore della medesima parete) ma per quel che è avvenuto di recente in occasione di un Convegno di studi su Simone Martini...."

 

(Scritti tratti da: Federico Zeri, " L'inchiostro variopinto", edizione Longanesi, 1985)